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Green Deal, la grande sfida dell’Unione Europea

Green Deal o Patto Verde europeo.

Che si sia in piena crisi climatica è noto a tutti. La situazione è davvero drammatica in tema di ambiente e l’Europa ha deciso di rispondere attivamente per invertire la rotta.

Di cosa si tratta? Ne si sente parlare il più delle volte in modo assai generico al telegiornale o sul web.

Vale la pena capire davvero di cosa stiamo parlando.

Si tratta di un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione Europea con lo scopo di raggiungere entro il 2050 la c.d. “neutralita’ climatica” ovvero quel punto di equilibrio tra le emissioni di gas serra e la capacità della Terra di assorbirle.

Come fare?

Attraverso degli interventi in vari campi tra cui l’edilizia, la biodiversità, l’energia, i trasporti e il cibo.

Attraverso anche la tassazione sul carbonio e la valorizzazione degli investimenti pubblici e privati nazionali.

Al Green Deal lavoreranno sia la Commissione – l’organo esecutivo dell’Unione – sia il Parlamento e il Consiglio, che invece detengono il potere legislativo.

Per la Commissione il Green Deal sarà gestito da Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione, che ha ricevuto una delega ufficiale da Von der Leyen.

Il Green Deal sarà finanziato con una quantità ingente di soldi, pubblici e privati.
Si parla di utilizzare nei primi 10 anni circa 1000 miliardi di euro per finanziarlo, più o meno 100 miliardi all’anno. Ovviamente la cifra reale sarà stabilita dal bilancio pluriennale dell’Unione Europea per il periodo compreso fra il 2021 e il 2027.

L’obiettivo più urgente è quello di frenare l’aumento del riscaldamento globale, che secondo le stime del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) dell’ONU, deve assolutamente contenersi entro gli 1,5 °C rispetto all’epoca pre-industriale, per non determinare danni irreparabili al pianeta e quindi all’uomo

Per rispettare questo limite, stabilito dagli Accordi di Parigi del 2015, l’Unione Europea si è impegnata ad azzerare quindi le proprie emissioni inquinanti nette entro il 2050, e a rispettare obiettivi intermedi per il 2030 e il 2040.

Tra le strategie per raggiungere questo obiettivo il cibo e la sua produzione giocano un ruolo fondamentale e il legislatore comunitario lo sa bene.

Nel Patto Verde, infatti, è prevista la strategia Farm2Fork che ha lo scopo di accelerare la transizione verso un sistema alimentare rigenerativo, sano per le persone ed il pianeta. 

Trasformare quindi le metodologie di produzione e consumo alimentare cosi da avere un impatto positivo sull’ambiente, contenere il cambiamento climatico, promuovere la presenza di biodiversità, assicurare l’accessibilità per il consumatore.

“Le considerazioni sulla protezione sociale e sulle condizioni lavorative e abitative dei lavoratori, come pure sulla tutela della salute e della sicurezza, rivestiranno un ruolo fondamentale nella costruzione di sistemi alimentari equi, solidi e sostenibili.” 

Concetti relativi alla giustizia alimentare quindi attraverso anche la riduzione del fenomeno che affligge i paesi occidentali , ovvero quello dello spreco alimentare.

E sugli allevamenti intensivi come si pone l’Unione Europea?

In modo contradditorio direi considerato che la PAC ancora per i prossimi anni prevederà il sostegno economico agli allevatori nonostante sia ormai EVIDENTE ED INEQUIVOCABILE che una delle cause principali della crisi climatica in atto sia propria la zootecnica e la spaventosa ed enorme quantità di capi animali allevati al mondo per soddisfare la domanda di derivati animali da parte dei consumatori.

Ma così è. A presto.